CHI SIAMO

La Cometa Off nasce per iniziativa di Giorgio Barattolo, gestore del Teatro della Cometa, sala teatrale alle pendici del campidoglio che alla sua apertura, nel 1958, venne definita “gioiello d’arte” da Antonio Munoz.

Giorgio Barattolo è il nipote di Giuseppe Barattolo, il famoso produttore cinematografico del primo ventennio del secolo, fondatore della Caesar Film, scopritore di Francesca Bertini e protagonista del periodo aureo del cinema muto italiano.

Lo spazio Off viene individuato nelle mura di un locale commerciale del cuore di testaccio che per la grande “altezza libera” risponde alle esigenze dimensionali di una sala teatrale. Sfidando ogni convenzione, l’imprenditore decide di affidare il progetto di ristrutturazione del locale ad un giovane architetto, Fabio Tudisco, che Giorgio Barattolo aveva visto crescere in palcoscenico in qualità di direttore tecnico.

Un quadro esigenziale “stringente”, focalizzato sulla polifunzionalità dello spazio e sulla “libera disposizione in pianta” dell’area destinata al pubblico: la Cometa Off doveva rispondere a questi requisiti. Sono stati raggiunti dopo 20 mesi di lavori. La polifunzionalità dello spazio è infatti la caratteristica principale della nuova sala di spettacolo. Le novantanove sedie rosso scuro possono essere disposte con grande versatilità, spostate da una parte all’altra del locale a seconda delle esigenze dell’allestimento che, se lo richiede, vedrà le sedie sparire del tutto, chiuse a cassetto e messe da parte. Di conseguenza, anche l’area riservata alla scena è mobile. Tutto si sviluppa su un unico livello, non ci sono barriere tra pubblico e artisti e la buona visibilità è garantita dalla flessibilità dei posti a sedere. Le poltrone sono sistemate su tribune telescopiche che, una volta aperte, si sviluppano a gradoni.

Versatilità d’uso, quindi, unita ai requisiti fondamentali per un teatro, sia pure di piccole dimensioni: il silenzio, il buio e la struttura tecnica di un palcoscenico, oltre al comfort per il pubblico ed ovviamente il rispetto dei requisiti di legge.

Nel suo progetto, Fabio Tudisco aggiunge il rispetto del contenitore storico che, seppure non di pregio (se si escludono le notevoli capriate “polonceau” in ferro forgiato), è una vera testimonianza del passato. Il suo è quindi un progetto redatto quasi esclusivamente sulla base dei requisiti funzionali, tenendo come immagine formale il locale com’era, oggi solo un po’ “velato”, opacizzato, da alcune reti in ferro con elevate prestazioni acustiche. Fondamentale, in proposito, la consulenza di un ergonomo del calibro di Enrico Moretti (Biobyte – Acustical Engeenering), uno dei maggiori esperti di acustica architettonica che annovera, tra i lavori più recenti della sua lunga carriera, interventi all’Auditorium di Milano e la collaborazione con Renzo Piano per la città della Musica di Roma.

Edificato alla fine del 1800, a seguito di una convenzione tra il comune di Roma ed alcuni privati, in un periodo storico in cui, per il quartiere Testaccio, era prevista una destinazione “industriale” (poi sfumata), il locale era in origine destinato ad una esposizione e vendita di macchine agricole, unitamente al corpo attiguo che oggi ospita un supermercato. La struttura esistente non ha subito alcuna modificazione rispetto all’originale (a parte la sostituzione, avvenuta chissà quando, dell’assito in legno del tetto, che non è ipotizzabile sia durato più di cent’anni) e presenta le capriate “Polonceau” artigianali in ferro forgiato a sostegno della copertura, bella testimonianza dell’ardire tecnico dell’epoca.