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Nel dicembre 2023 si compirono cento anni dalla nascita di Anna Maria Cecilia Sofia Kalogeropoulou nel Flower Hospital di New York; a pochi mesi dal trasferimento negli Stati Uniti il padre ha appena cambiato il cognome di famiglia in Kalos e poi in Callas.“La più grande cantante drammatica del nostro tempo”, secondo Leonard Bernstein; mentre per Carmelo Bene “Sarebbe un oltraggio definirla miseramente una ‘grande cantante’. Era, ed è, l’arte”. Nell’universo di un mito chiuso in una grande ambiente, vuoi camerino, salone o stanza di una clinica, si ripercorrono alcune immagini mitologiche di una vita che ha messo a dura prova i nervi, l’autostima, i trionfi di palcoscenico e gli abissi della vita privata della più grande cantante lirica del ‘900.
Maria Callas autoreclusa nella sua casa di Parigi studia stralci di arie liriche aprendo e chiudendo il pianoforte dei suoi ricordi. Scorrono nelle sue parole la madre, la sua carriera, il marito impresario, il grande amore per Aristotele Onassis, il loro figlio segreto.Tutto questo sotto il volere degli Dei, che come nelle saghe classiche hanno determinato il suo destino dal primo istante: il mito del tempio della lirica che ineluttabilmente accetta monasticamente il cuore frantumato dal suo grande amore.
O la voce o la vita: la rapina di cui è stata vittima l’anima di Maria Callas. Sarah Biacchi la interpreta con reverenza e rispetto, tenendosi stretto il tesoro di essere una delle pochissime attrici italiane che sono anche cantanti liriche. Non è Maria Callas, ma presta a Maria Callas per un’ora il suo corpo e la sua voce per restare con noi un’ultima volta a 100 anni dal suo arrivo sulla Terra.
Ne scrive Franco Silvestri, veterano agente lirico veronese: Uno spettacolo sulla Callas ma su un’altra Callas che, a mio avviso, ha superato per forza, intensità, carattere, profondità, introspezione quel già mitico spettacolo che fu “Masterclass” portato in scena oltre un decennio fa da Rossella Falck. Con l’umiltà che l’ha sempre contraddistinta questa artista porta in scena questo spettacolo; un testo forte, intenso, moderno, appassionante con una colonna sonora non scontata per descrivere non la Callas cantante ma la Callas donna, non LA Callas ma Maria. Uno spettacolo che mi resterà a lungo impresso nella memoria…